Numerosi studi sono stati dedicati agli effetti della Lettura Dialogica sullo sviluppo di un vocabolario condiviso e sulle interazioni fra genitori e figli, così come sulle interazioni del bambino con gli altri.
Huebner e Payne (2010) hanno dimostrato in una loro ricerca accademica che, seppur con una formazione limitata nel metodo di Lettura Dialogica, i genitori che ne vengono a conoscenza tendono poi a utilizzarla stabilmente anche a distanza di vari anni, in quanto riconoscono l’effetto positivo di questo metodo. Numerose ricerche hanno poi evidenziato che il metodo della Lettura Dialogica ne supporta l’uso con i bambini piccoli ma anche con ragazzi fino all’adolescenza.
È risaputo da numerose ricerche specifiche che il livello di educazione dei genitori (Myrberg & Rosén, 2009) la lingua madre parlata dai genitori (Halle, Hair, Wandner, McNamara e Chien, 2012) e il numero di volte in cui i genitori leggono ai propri figli (Sénéchal & LeFevre, 2002) sono tutti fattori che hanno un effetto sulla capacità di rendimento scolastico degli studenti. Pertanto una interessante ricerca accademica condotta da Diana Brannon e Linda Dauksas ha evidenziato che pur mantenendo invariati il livello di educazione dei genitori, la lingua madre parlata e la frequenza di interazione con i figli nella lettura, in due gruppi uno dei quali è stato studiato senza fornirgli informazioni sulla Lettura Dialogica, l’altro gruppo invece era stato informato sul metodo della Lettura Dialogica, il gruppo che ha applicato la Lettura Dialogica ha evidenziato differenze e benefici significativi nell’interazione fra genitori e figli.
I benefici della Lettura Dialogica non si limitano, in una prospettiva relazionale, all’interazione fra genitori e figli. Essi si estendono alle capacità di relazionarsi del bambino con i propri coetanei. Infatti unvocabolario ampliato e una conseguente maggiore capacità di interpretazione degli eventi oltre a una maggiore precisione nell’intendere il significato delle parole, sono tutti fattori che facilitano il relazionarsi del bambino con i propri coetanei ed altri adulti come ad esempio gli insegnanti.