La Lettura Dialogica si concentra sull’espansione del vocabolario espressivo dei bambini attraverso il dialogo con l’adulto intorno a un tema condiviso, la storia che si sta leggendo. Il vocabolario espressivo è direttamente correlato allo sviluppo di un vocabolario personale e alla comprensione del testo che si sta leggendo (Diana Brannon e Linda Dauksas, State Journal, 2012). Per estensione, la correlazione riguarda anche la capacità del bambino di comprendere il mondo circostante, le esperienze personali e i rapporti con gli altri, contribuendo così in maniera significativa al suo sviluppo.
Lo sviluppo del vocabolario espressivo del bambino è un elemento centrale nella Lettura Dialogica. Essa non prevede una partecipazione passiva, tradizionale, del bambino all’attività di lettura. Tradizionalmente infatti l’adulto legge un testo e il bambino ascolta seguendo il ritmo dell’adulto. La Lettura Dialogica invece si basa sull’incoraggiare la partecipazione dei bambini, fornire feedback e regolare le interazioni verbali in base alle capacità soggettive dei bambini (Arnold, Lonigan, Whitehurst, 1994). Le tecniche di lettura dialogica si concentrano su domande aperte e ampliano i commenti e le idee dei bambini riguardo al libro che viene condiviso. L’obiettivo è di spostare l’interazione e la conversazione intorno al testo dall’essere guidate dall’adulto ad essere guidate dai bambini. L’adulto infatti si limita a leggere il testo e a stimolare un commento da parte del bambino, ma non interviene ulteriormente, lasciando che sia il bambino a elaborare a voce alta i propri pensieri, commenti e valutazioni intorno al testo. Il bambino, di fatto, sviluppa tutto il dialogo e l’adulto in questa fase si limita seguirlo e incoraggiarlo. Le direzioni che il bambino può prendere sono diverse e imprevedibili, incluso immaginare uno sviluppo alternativo della storia o fare dei paralleli con proprie esperienze vissute.
In questo dialogo che si svolge intorno al libro e ai suoi contenuti, il genitore o l’insegnante incoraggia il bambino a parlare delle proprie impressioni e della propria immaginazione intorno alla storia raccontata dal libro e alle sue immagini. Non si tratta di un dialogo del tipo Domanda/Risposta (Sì/No) quanto piuttosto di un dialogo in cui il bambino si sente libero di prendere la direzione che vuole e il genitore/insegnante si limita a incoraggiarlo ad insistere con “espansioni, ripetizioni, estensioni, risposte e domande che seguono l’interesse del bambino” (Huebner, 2000, p. 513). Questa progressione nel tipo di domande poste e nelle risposte attese è importante per incoraggiare lo sviluppo del linguaggio (Scherer & Olswang, 1984).
Il vocabolario in questo procedimento rimane centrale perché il bambino, nel corso del dialogo con l’adulto, scopre e approfondisce tutte le variabili e le digressioni che si possono costruire intorno a una parola e a un concetto, mentre l’adulto contribuisce a questa scoperta indicando sinonimi o estensioni del concetto. Come chiarisce lo scrittore Davide Amante: “Insieme all’adulto il bambino va pertanto alla scoperta del vocabolo, indagandolo fino al suo limite, fino al suo confine per così dire più distante, dove cede il passo a un altro vocabolo perché non è più possibile andare oltre. In questo procedimento il bambino impara a sviluppare un proprio vocabolario, a contestualizzarlo con le proprie esperienze e la realtà circostante. Attraverso il vocabolo, il bambino scopre il mondo e se stesso.”